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Plumbago
Arbusto rampicante caduco originario dell’Africa, alcune specie di plumbago sono originarie dell’Europa meridionale. Ha fusti sottili, semilegnosi, che possono raggiungere lunghezze prossime ai 1,5-2 metri, ma che solitamente vengono mantenuti più compatti con potature autunnali; le foglie sono ovali, abbastanza piccole, appuntite, di colore verde chiaro, sottili. Da giugno fino ai primi freddi produce numerose infiorescenze a ombrello costituite da fiorellini a trombetta, a cinque petali, di un caratteristico colore azzurro cielo. Si consiglia di potare la pianta alla fine della fioritura per ottenere una maggiore quantità di fiori l’estate successiva. La varietà alba ha fiori candidi, la cultivar Royal Cape ha fiori blu cobalto.Il plumbago è un arbusto molto diffuso in coltivazione: le sue carte vincenti sono il vigore, la lunga stagione di fioritura e il colore delle sue corolle, un celeste puro e vivace, molto difficile da trovare in altre piante. Per mantenere questa sarmentosa negli anni è imprescindibile curarne le potature, effettuare puntuali rinvasi e, quasi ovunque nel nostro paese, proteggerla dalle basse temperature invernali con materiali appositi o ritirando i vasi.
Origini e descrizione
Il plumbago (Plumbago capensis, della famiglia delle Plumbaginaceae), detto anche piombaggine o gelsomino azzurro, è una sarmentosa originaria del Sudafrica, in particolare della zona del Capo di Buona Speranza (da cui prende il nome capensis). È in assoluto il più diffuso in coltivazione, anche se il genere comprende una decina di specie, diverse per dimensioni, colori e portamento.
È arbusto che, nel nostro paese, può raggiungere i 4 metri di altezza (nei climi tropicali supera facilmente i 6) , con fusti legnosi e semirampicanti. Le foglie sono intere, oblunghe e dalla lamina liscia, di un bel verde chiaro. Da aprile-maggio porta ampie infiorescenze ad ombrella composte da moltissimi fiori con petali e antene azzurro cielo.
Coltivazione del Plumbago
La coltivazione del plumbago è semplice. Gli unici aspetti da curare particolarmente sono la protezione invernale dalle basse temperature e le attente e frequenti concimazioni durante il periodo vegetativo per consentire una crescita veloce con abbondanti e vivaci fioriture.
Esposizione
La pianta gradisce posizioni molto luminose, che godano per alcune ore della luce diretta del sole; se posta in pieno sole per l’intera giornata nei periodi più caldi dell’anno va leggermente ombreggiata. Soprattutto le piante giovani temono il freddo, quindi va piantata in luogo riparato dai venti invernali e riparata con tnt nei luoghi con inverni rigidi, oppure ritirata in casa o in serra fredda. Posizioni troppo ombreggiate causano una carenza di fiori, mentre il sole favorisce la produzione di nuove infiorescenze.
Il plumbago vuole una posizione sempre estremamente luminosa, anche se, specialmente nei mesi estivi e nelle regioni meridionali, il sole diretto può essere causa di stress.
Le piante in vaso, in primavera e autunno, possono essere poste a Sud o a Ovest, ma trarranno giovamento, da giugno a metà settembre, se spostate dove vengano raggiunte dal sole unicamente la mattina e nel tardo pomeriggio.
Gli esemplari in piena terra, potendo sviluppare un apparato radicale più profondo, soffrono meno il caldo, ma è comunque consigliato inserirle dove siano riparate, almeno nelle ore centrali della giornata.
Annaffiature
Le piante di piombiaggine necessitano di annaffiature molto regolari, soprattutto in luglio e agosto, si consiglia di annaffiare quotidianamente, nelle ore più fresche della giornata, o comunque ogni volta che si nota il terreno asciutto. Da marzo a ottobre fornire del concime per piante fiorite mescolato all’acqua delle annaffiature ogni 7-10 giorni.
Il gelsomino azzurro tollera bene la siccità, ma si ottengono migliori risultati con piante ben idratate. Allo stesso tempo è importante non eccedere per evitare l’insorgere di marciumi.
Nella bella stagione irrighiamo ogni volta che i primi 5 cm di terreno risultano completamente asciutti; in inverno gli interventi vanno diluiti notevolmente e, di solito, sono sufficienti leggere somministrazioni a distanza di 15 giorni.
Per ricreare un ambiente ottimale è importante mantenere alta l’umidità ambientale: prima che si giunga alla fioritura (le corolle sono molto delicate) possiamo vaporizzare le foglie più volte al giorno. In seguito un buon aiuto deriverà dal bagnare leggermente il terreno circostante, specialmente nelle ore più calde della giornata.
Per tutti gli usi cerchiamo di usare acqua demineralizzata o piovana: eviteremo l’insorgere di clorosi fogliare.
Clima e protezione invernale
Si tratta di una pianta tendenzialmente delicata; nei climi caldi (dove il termometro non scende mai sotto i 6-8°C) si riescono ad ottenere in pochi anni esemplari monumentali con fioriture ricchissime e prolungate, alle volte anche invernali. Queste condizioni, nel nostro paese, si possono riprodurre sulle coste o nell’estremo Sud. Dove le temperature scendono invece al di sotto di quella soglia è bene potare abbastanza drasticamente e proteggere i fusti rimanenti oltre al pane di terra.
Se generalmente si raggiungono gli O°C (o al massimo -5°C) possiamo lasciare i vasi all’aperto, accostati ad un muro esposto a Sud. Copriremo la parte aerea con un doppio strato di tessuto apposito e isoleremo attentamente il contenitore in maniera che il pane di terra non geli completamente.
Al Nord e nelle aree montane è invece bene spostare i plumbaghi in serra tiepida o in casa: scegliamo sempre locali luminosi, ma non riscaldati (circa 8-10°C).
La sopravvivenza sarà anche legata al tipo di terreno: molto pericolosi sono i ristagni idrici e vanno evitati impiegando un substrato drenante. Sospendiamo o riduciamo moltissimo le irrigazioni, somministrando acqua solamente per evitare che il pane di terra secchi totalmente.
Terrreno
Queste piante preferiscono terreni sciolti, ben drenati, sabbiosi, leggermente acidi. Il plumbago vuole un substrato tendenzialmente subacido, ricco, ma ben drenato. Possiamo ottenere una mistura adatta unendo 1/3 di terriccio per piante fiorite, 1/3 di sabbia di fiume e 1/3 di compost o stallatico ben decomposto. Buoni sono anche i miscugli per agrumi, cui aggiungeremo dell’ammendante e un po’ di concime granulare.
Se vogliamo mettere questa sarmentosa direttamente in giardino accertiamoci che l’area non risulti troppo argillosa: nel caso dovremo sostituire completamente il substrato o, in casi meno gravi, estrarlo e mescolarvi della sabbia.
Sia in contenitore sia in piena terra è consigliato creare uno spesso strato drenante a base di argilla espansa o lapillo vulcanico. I fori di scolo devono sempre essere abbondanti, grandi e mantenuti in efficienza.
Moltiplicazione
In primavera e in estate è possibile praticare talee semilegnose, da far radicare in un miscuglio di torba e sabbia in parti uguali, le nuove piantine vanno poste a dimora la primavera successiva.
Il plumbago si propaga facilmente, durante tutto il periodo vegetativo, tramite talea.
Si prelevano porzioni erbacee di stelo, lunghe circa 10 cm. Si pongono in un miscuglio molto drenante di terriccio e sabbia (o perlite) in parti uguali. Per ottenere risultati veloci manteniamo temperature da 20 a 25°C e un’alta umidità ambientale, oltre che un’esposizione ombreggiata. La radicazione avviene in circa 30 giorni, dopo di che potremo spostare le singole piantine in vasetti singoli con la composta definitiva.
Parassiti e malattie
Questo arbusto è molto sano. I problemi più comuni sono la clorosi fogliare (causata da terreno inadatto e irrigazioni con acqua troppo dura) e i marciumi radicali.
Viene attaccata molto raramente da parassiti: alle volte si possono riscontare afidi o cocciniglia, ma gli interventi sono quasi sempre superflui.
La fioritura
Il suo splendido e acceso colore azzurro cielo ha fatto guadagnare alla pianta di Plumbago auriculata anche l’appellativo di “gelsomino azzurro”.
Si tratta di un arbusto sempreverde e rampicante capace di formare magnifici cespugli o folte coperture fiorite in grado di ricoprire in modo scenografico e affascinante qualsiasi tipo di muro, recinzione o pergolato. Gli splendidi “ombrelli” di fiori di piombaggine compaiono da aprile a fine ottobre; particolari e ornamentali sono anche le caratteristiche foglioline della pianta: molto piccole, ma di un verde intenso e brillante che si diramano su sottili steli capaci di raggiungere fino a due metri di lunghezza, purché in situazioni di clima ottimale. La fioritura della piombaggine è infatti ben favorita se la pianta è posta in una posizione ben luminosa ed assolata: ciò che non avviene in zone d’ombra.
Potatura plumbago
La potatura del plumbago auriculata va effettuata ogni anno sia per ordinare e contenere lo sviluppo di questo bellissimo cespuglio, sia per stimolare la crescita e la fioritura della pianta. La piombaggine va potata dopo che è fiorita ed ha bisogno di una potatura energica. Con un paio di forbici affilate e disinfettate dai precedenti interventi di potatura, andremo a tagliare tutti i fusti del cespuglio ad un’altezza di circa 30 cm dal terreno. Questo intervento va effettuato in primavera o in estate ed è fondamentale se si vogliono avere delle piante in grado di formare nuovi fiori e soprattutto è indispensabile se si vuole avere una pianta in salute.
Per gli appassionati più attenti, un consiglio pratico molto utile è quello di eliminare i fiori di piombaggine man mano che appassiscono, sia per avere una pianta sempre in ordine, sia per eliminare subito parti di pianta in deperimento che potrebbero rubare energie preziose alla pianta.
La potatura va effettuata a fine autunno o ad inizio primavera. La seconda opzione è preferibile dove gli inverni non siano miti: i tagli effettuati prima potrebbero causare marciumi che, dai fusti, possono arrivare fino alle radici.
Se cresciamo la pianta come cespuglio dovremo potare abbastanza basso, lasciando al massimo 30-40 cm: in primavera si rinnoverà completamente e apparirà giovane e vigorosa. Le fioriture non saranno danneggiate perché le ombrelle sono prodotte sui rami nuovi.
Se abbiamo allevato il plumbago come rampicante dovremo invece eliminare tutti i rami secondari e circa 1/3 di quelli primavera (scegliendo i più vecchi o danneggiati).
Rinvasi e scelta del contenitore
In tutto il nostro paese il periodo migliore per acquistare e/o rinvasare il plumbago è la fine dell’inverno, quando le temperature minime superino i 6°C. Nei primi anni scegliamo contenitori dalla capienza minima di 20 litri, possibilmente in terracotta. Questi garantiscono una migliore traspirazione oltre ad avere un peso maggiore e quindi maggiore stabilità. Data la crescita vigorosa è di solito necessario rinvasare ogni anno, aumentando di circa 2 cm il diametro. Una volta raggiunti i 30-40 cm totali potremo limitarci ad estrarre delle porzioni superficiali di terriccio, sostituendolo con materiale nuovo.
Concimazione
Per sostenere l’abbondante e continua fioritura il plumbago richiede concimazioni ricche e regolari. Da aprile a ottobre è consigliato somministrare, due volte al mese, un prodotto liquido per piante fiorite. Un’alta concentrazione di potassio è importante per produrre ombrelle continuativamente e garantirà una colorazione eccezionalmente brillante.
Informazioni aggiuntive
Vaso | 14, 18, 24 |
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