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La Phalaenopsis nella varietà cascade, orientata per far scendere i rami a formare una cascata.
Le orchidee sono piante affascinanti per la loro provenienza e per le bellissime infiorescenze. Fino a qualche decennio fa la loro coltivazione era riservata ad una élite: era infatti quasi sempre necessario possedere delle serre o ambienti dove si potessero mantenere alte temperatura e umidità.Nel tempo però si sono diffuse anche varietà provenienti da ambienti più freddi, più adattabili alle condizioni di vita europee. Inoltre i ricercatori hanno creato nuovi ibridi, meno delicati e più facilmente riproducibili. Oggi sono piante più popolari, meno costose e più diffuse nelle case e nei giardini di tutti.
Il nome “orchidea” deriva dal latino e significa “testicolo” in riferimento ad alcuni tubercoli presenti alla base di delle specie terricole endemiche del nostro paese.
Descrizione e origini
Le orchidee sono per lo più endemiche delle aree tropicali e subtropicali del continente asiatico ed americano. Alcune specie, quasi duecento, si trovano però allo stato spontaneo anche in Italia, in particolar modo nelle aree collinari e montane.
Quelle provenienti da habitat temperati e caldi sono quasi tutte epifite: si aggrappano con le radici ad altre piante, che fungono solamente da sostegno.
Le altre, di altitudine, sono invece dette “terricole” perché affondano le radici nel terreno.
Le foglie sono in ogni caso intere, quasi sempre ovali o nastriformi, disposte in maniera alternata. La loro consistenza alle volte carnosa visto che assolvono anche alla funzione di riserva di liquidi e nutrienti. In altri casi questo compito è invece assolto dagli pseudobulbi che si trovano alla base, di forma ovoidale o cilindrica.
La forma dei fiori è tipica e molto riconoscibile: nella parte superiore sono presenti tre sepali, in quella inferiore tre petali. Quello centrale, detto labello, varia in forma e colore a seconda della specie e delle cultivar ed ha la funzione di attirare gli insetti impollinatori.
Le Radici, nelle specie epifite e saprofidiche, sono aeree e spesso carnose. Sulla loro superficie è presente uno strato sottile detto velamen il cui compito è l’assorbimento dell’umidità dell’aria e delle superfici a cui si ancorano.
Come abbiamo detto vi sono però anche specie terricole, come quelle che si possono trovare allo stato spontaneo in Europa. In questo caso l’apparato ipogeo è composto da bulbi o rizotuberi.
Come curare le orchidee
Le orchidee sono delle piante originarie di climi totalmente differenti dal nostro, che solitamente vivono in climi tropicali dove le temperature sono sempre elevate e l’umidità è alta. La coltivazione in Italia è possibile ma solo tenendo queste piante in appartamento durante i mesi più freddi. Le temperature minime di crescita per le orchidee infatti devono essere di almeno 18-20 °C e per questo vanno tenute al caldo durante i mesi invernali. Le orchidee sono anche delle piante esigenti per quel che riguarda l’umidità e per curarle al meglio dovremo ricordarci di mantenere un’elevata umidità intorno alla pianta con frequenti vaporizzazioni delle foglie e del fusto. Un altro fattore importante per queste piante è la luce poichè si tratta di piante che hanno bisogno di luce ma mai di luce diretta e preferiscono luce diffusa.
In questo nostro approfondimento affronteremo uno ad uno tutti gli aspetti fondamentali per la cura delle orchidee analizzando i diversi aspetti che richiedono queste piante per una corretta coltivazione.
Orchidee in appartamento
Il genere delle orchidacee conta migliaia di specie, diffuse praticamente in tutto il globo; pensando alle orchidee i primi fiori a cui pensiamo sono quelli delle specie tropicali, ma non esistono solo quelle; molte orchidee vivono spontanee anche nei boschi e nei pascoli europei, e si possono vedere in fiore in genere nei mesi primaverili. Ovviamente le specie autoctone non sono adatte ad essere coltivate in appartamento, sono più adatte al giardino, ma spesso sono specie protette, quindi dovremo accontentarci di ammirarne i fiori immersi nel loro habitat naturale.
Le orchidee più adatte ad essere coltivate in appartamento sono invece le specie tropicali, che si possono meglio adattare al clima caldo per tutto l’arco dell’anno.
La luce per le orchidee
Anche se ogni specie di orchidea ha necessità specifiche, che dipendono dal luogo di origine delle specie presenti in natura, possiamo indicare delle regole generali per le piante che vengono consigliate come specie da appartamento.
Uno degli elementi fondamentali è la luce; infatti la gran parte delle orchidee tropicali vive in luoghi ben luminosi, ma difficilmente riceve i raggi diretti del sole; l’ideale è posizionarle vicino ad una finestra, ma lontano da fonti di calore o da spifferi; quindi si consiglia di tenere i vasi delle orchidee nelle zone più luminose della casa, in modo che possano godere di una buona quantità di luce senza però venire scottate dai raggi solari diretti; soprattutto durante i mesi estivi ripariamo le piante dal sole diretto, e se le spostiamo all’aperto ricordiamo di ripararle, soprattutto durante le ore più calde della giornata.
Evitiamo in ogni caso di posizionare la nostra orchidea in luogo buio o scuro, perchè qeusto porterebbe la pianta a non produrre fiori e a sviluppare in modo scarso o nullo le radici ed il fogliame.
Se abbiamo deciso invece di coltivare una specie a foglia caduca, ricordiamo di riporre il vaso in luogo poco luminoso durante il periodo di riposo della pianta, ovvero quando non presenta vegetazione.
Quasi tutte richiedono un’esposizione molto luminosa, ma bisogna evitare il sole diretto, specialmente da metà primavera all’autunno. In casa l’ideale è una stanza con una finestra a Sud, possibilmente schermata con una tenda leggera di colore chiaro. Nella bella stagione, all’esterno, possiamo posizionarle sotto ad un albero a foglia caduca o sotto un pergolato.
L’acqua
La gran parte delle orchidee coltivabili in appartamento sono di origine tropicale, quindi sono adattate al clima caldo e umido dei tropici, con precipitazioni frequenti e di lieve entità e sbalzi termici quasi assenti. Quindi prediligono un clima di coltivazione tiepido, con temperature medie di circa 20-25°C, per tutto l’arco dell’anno. Le annaffiature devono essere molto frequenti, ma evitando di inzuppare il substrato: ogni 3-5 giorni inumidiamo il terreno con acqua demineralizzata a temperatura ambiente.
La parola d’ordine è alta umidità ambientale; questo tipo di umidità non viene data soltanto dalle annaffiature, ma dipende dalla quantità di acqua presente nell’ambiente; per un coretto sviluppo delle orchidee e per favorire la fioritura l’umidità ambientale deve essere abbastanza elevata; per ottenere una buona umidità ambientale è consigliabile vaporizzare spesso le foglie delle orchidee, utilizzando dell’acqua demineralizzata.
Durante i periodi di caldo estivo ed anche quando l’impianto di riscaldamento o di condizionamento sono attivi, il clima in appartamento tende ad essere molto asciutto; possiamo ovviare a questo problema ponendo un umidificatore vicino alle nostre orchidee.
Un altro valido metodo per aumentare la quantità d’acqua dispersa nell’aria consiste nel posizionare i vasi di orchidee in un vassoio riempito con ciottoli o argilla espansa; manterremo sempre il vassoio colmo di acqua, fino ad almeno mezzo centimetro dal vaso delle orchidee, in modo da non bagnarne il terriccio; in questo modo l’acqua nel vassoio evaporando manterrà elevata l’umidità ambientale.
Come annaffiare le orchidee
Come scritto nel paragrafo precedente, le orchidee sono delle piante che esigono caldo ed umidità. Umidità ambientale ed umidità a livello radicale. Se l’umidità a livello radicale può essere più facile da ottenere (basta annegare le radici nell’acqua al momento del bisogno), per l’umidità ambientale le cose si complicano perchè servono tutta una serie di accorgimenti che abbiamo appena visto.
Tuttavia questi accorgimenti servono proprio ad annaffiare la pianta, in quanto le orchidee assorbono acqua prevalentemente dall’atmosfera.
Per una corretta annaffiatura delle orchidee quindi è necessario adottare tutti gli accorgimenti visti nel paragrafo precedente, in quanto pur rappresentando delle buone pratiche di coltivazione di queste piante, sono in realtà fondamentali per garantire alla pianta una buona dose dell’acqua di cui ha bisogno.
Concime e terreno
Buona parte delle orchidee tropicali sono epifite, ovvero non affondano le loro radici nel terreno, ma vivono tra le intersezioni dei rami di alti alberi, o tra le rocce, dove si depositano materiali decomposti o in decomposizione; quindi prediligono terreni molto soffici e incoerenti; in vivaio si imita questo tipo di substrato mescolando dei pezzetti di corteccia con della torba o dello sfagno, pezzi di fibra di cocco, o addirittura polistirolo. In genere le orchidee non vengono rinvasate regolarmente, ma le si sposta in un contenitore più grande solo quando le radici fuoriescono copiosamente; oppure si dividono i cespi per porli in vasi diversi ed ottenere così due esemplari della stessa pianta.
Anche le orchidee necessitano di concimazioni, ma in quantità molto contenuta; in genere si concimano per tutto l’arco dell’anno, ogni 12-15 giorni, ma utilizzando un concime specifico ed in quantità molto ridotta, in modo che non ci siano quantità eccessive di sali minerali all’interno dell’acqua delle annaffiature.
Le orchidee non possono ricavare nutrienti dal substrato. Vanno quindi aiutate con concimi di sintesi, per lo più liquidi o idrosolubili.
Generalmente alla ripresa vegetativa si somministra un prodotto in cui l’azoto sia prevalente. Da metà primavera all’autunno invece si sceglierà una formulazione più equilibrata. In autunno e inverno è importante prediligere una maggiore somministrazione di potassio, in maniera che la pianta sia stimolata, alla fine dell’inverno, ad emettere degli steli fiorali.
Quasi tutte necessitano un substrato praticamente inerte. I materiali utilizzati comunemente sono: corteccia di pino (appositamente preparata), carbone di legna, argilla espansa, agriperlite, polistirolo, lana di roccia. Nel caso si voglia aumentare leggermente l’umidità si può aggiungere un po’ di sfagno.
Dove coltivare le orchidee
Quasi tutte le orchidee vengono coltivate in vaso, nel nostro paese, ad eccezione dei cymbidium che, in alcune aree, possono essere tenuti all’esterno, in una posizione riparata.
Una bella alternativa per le epifite è la creazione di una cosiddetta “zattera”. Per la sua creazione si usano dei rami o delle porzioni di sughero, cui far aggrappare la pianta, similmente a come farebbe nel suo ambiente naturale. Si possono creare composizioni molto eleganti e anche piuttosto semplici da mantenere.
Vanno quasi sempre tenute all’interno (o, in estate, in veranda o in una zona riparata del giardino). Vanno protette però dalle correnti d’aria, soprattutto se fredde. Va anche evitata la vicinanza di fonti di calore, che causano un ambiente troppo secco.
Irrigazione e umidità
Per avere sempre piante belle e evitare l’insorgere di marciumi è bene irrigare solo quando le radici risultino argentee. Si può scegliere di distribuire l’acqua dall’alto o farlo immergendo il vaso per almeno la metà nel liquido (lasciandolo poi scolare bene per almeno tutta la notte). Il secondo metodo, se ben eseguito, evita l’insorgere di marciumi alla base delle foglie (dove spesso l’acqua si deposita).
Le piante, per mantenersi sane, hanno però bisogno anche di molta umidità ambientale. Deve aumentare sempre con l’alzarsi delle temperature. Per ottenerla si può vaporizzare più volte al giorno le foglie oppure porre nell’area dei sottovasi pieni di argilla espansa e acqua.
Per tutte queste operazioni è importantissimo impiegare solo acqua demineralizzata o piovana. Il calcare (e altri sali) possono infatti, alla lunga, danneggiare gravemente sia le foglie sia l’apparato radicale delle orchidee.
Come indurre la fioritura
Per ottenere una nuova fioritura è quasi sempre necessario esporre le piante per un periodo ad un calo delle temperature, specialmente notturne. Questo simula l’inverno che avrebbero vissuto nel loro ambiente naturale e, al termine, la normale ripresa vegetativa con la conseguente produzione di fiori. Ogni specie richiede temperature e tempistiche adeguate: è quindi necessario informarsi approfonditamente.
Propagazione
La propagazione tramite seme può essere effettuata solo da professionisti o esperti.
Si può però operare, a seconda delle specie, per divisione degli pseudobulbi oppure prelevando i polloni, detti anche keiki.
Una volta prelevata la parte di pianta necessaria alla riproduzione si dovrà procedere con il rinvaso. Per effettuare il rinvaso sarà necessario reperire del terreno adatto, disponibile presso qualsiasi vivaio o garden center. Il terreno perfetto per le orchidee è un substrato organico ricco di componenti vegetali come corteccia e legno, necessari a dare alle radici di queste piante l’areazione indispensabile ed il supporto necessario alla loro crescita.
Le nuove piante andranno posizionate cercando di mettere il colletto delle piante non troppo in basso e nemmeno troppo in alto rispetto all’estremità superiore del vaso
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