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I fusti sono molto ramificati, e portano lunghe spine molto acuminate.
Queste piante vengono spesso utilizzate come siepi, anche difensive, in quanto con il tempo tendono a divenire molto spinose, creando una barriere impenetrabile.
Origini delle berberis
Il genere berberis è molto numeroso. Comprende più di 500 specie per lo più arbustive, anche se non mancano i piccoli alberi. Trovano la loro origine in vaste aree dell’Europa, del Nordafrica, dell’Asia Centrale e orientale e anche nel Nordamerica.
In Italia, allo stato spontaneo, se ne rinvengono due: il b. vulgaris e il b. aetenensis.
Fino alla metà dell’Ottocento erano considerate tra le migliori essenze per la creazione di siepi e bordure, o come esemplari isolati: erano tra le predilette dei giardini per la loro virtù di avere sempre qualcosa da offrire, in ogni periodo dell’anno. Sono di fatto molto interessanti le foglie, alle volte persistenti, i fiori e anche i frutti, eduli, che fanno la loro comparsa in autunno.
Il loro periodo di gloria si interruppe bruscamente quando si scoprì che erano uno dei principali vettori di diffusione della Puccinia graminea, un tipo di ruggine. Visti i gravi danni che portava alle colture cerealicole, in paesi come la Francia e la Germania, ne venne vietata la messa a dimora e, addirittura, fu imposto l’espianto degli esemplari presenti.
Dagli anni “20 del XX secolo questa emergenza si è però esaurita grazie anche all’introduzione di specie che non fungono da veicolo per quelle spore. Tornarono quindi a diffondersi, in nuove varietà e ibridi. Il berberis vive quindi oggi una seconda giovinezza, visto il suo fascino, la semplicità di coltivazione e i molteplici utilizzi cui si presta.
Coltivare il Berberis
La coltivazione dei berberis è semplice. Si adattano facilmente a quasi tutti i suoli e sono anche tolleranti in fatto di clima. Il caldo è raramente un problema e il freddo non danneggia la pianta fino almeno a -20°C.
Sopporta molto bene le potature, il che lo rende ideale per la creazione di siepi formali di diverse dimensioni, anche con ottime doti difensive. Risultano soggetti adattissimi ai giardini urbani in quanto si sono dimostrati molto resistenti all’inquinamento.
Le varietà di piccole dimensioni trovano buone collocazioni anche nelle bordure miste, dove esaltano le fioriture circostanti, oppure impiegate come esemplari da vaso.
I Berberis più diffusi e coltivati sono il berberis vulgaris, pianta di origine europea, con fogliame ovale e bacche rosse, nota in Italia anche con il nome di Crespino; ed il Berberis thunbergii, e i molti ibridi da esso derivati, con fogliame di colore porpora, rosso, giallo, verde chiaro, carminio. Questa specie è invece di origine Asiatica, ha foglie piccole, decidue, e bacche rosse.
Entrambe le piante sono di facile reperimento in un qualsiasi vivaio ben fornito, anche se è molto più facile trovare esemplari di dimensioni minute.
Questi arbusti si utilizzano prevalentemente per formare siepi o bordure, anche se possono fare una bella figura anche se coltivati come esemplari singoli, o nel bordo misto, soprattutto per quanto riguarda le varietà con fogliame particolare.
Si collocano in posizione ben luminosa e soleggiata, con almeno alcune ore di sole ogni giorno; possono sopravvivere anche alla mezz’ombra, ma nel corso degli anni il colore del fogliame tende a deteriorarsi se la pianta non riceve la giusta insolazione, e ci troveremo con un berberis dai colori sempre più scuri e spenti.
Utilizziamo un buon terriccio universale, mescolato a poca sabbia o pietra pomice per aumentarne il drenaggio, e dello stallatico per arricchirlo. Poniamo a dimora il nostro berberi di preferenza in autunno, saremo così sicuri di godere appieno della fioritura, la primavera successiva.
Berberis giovane
Le giovani piante, da poco a dimora o coltivate in vaso, necessitano di venire accudite anche per quanto riguarda le annaffiature; questi non amano eccessi di annaffiature, ma se da poco a dimora non sopportano al meglio siccità prolungata e clima arido. Sarà quindi necessario annaffiare, nella bella stagione, le giovani piante, in modo da evitare di lasciare il terreno completamente asciutto per lunghi periodi di tempo. Le piante a dimora da tempo tendono ad accontentarsi dell’acqua fornita dalle intemperie, anche se in estate possono necessitare di annaffiature sporadiche. Se rimangono senza acqua per periodi molto prolungati il fogliame tende ad afflosciarsi, sarà in questi casi necessario annaffiare abbondantemente, evitando comunque i ristagni, e senza lasciare la pianta con il terreno inzupparlo per giorni e giorni.
Potare gli arbusti da fiore
I berberis tendono a svilupparsi in modo abbastanza disordinato, con alcuni rami che si sviluppano molto, fuoriuscendo dalla chioma; per questo motivo è spesso necessario intervenire con una potatura di formazione, soprattutto se i nostri arbusti sono stati piantati a formare una siepe, che senza potature assumerà in fretta un aspetto spettinato.
Ricordiamo sempre che in natura le piante non vengono potate, e il loro ciclo vitale non si confà a potature programmate; spesso capita di vedere giardinieri in erba che potano l’intero giardino a fine inverno, per prepararlo alla futura primavera ben ordinato e pulito.
Purtroppo molte piante da fiore preparano i boccioli sui rami dell’anno precedente, e una potatura praticata in inverno va a rimuovere la gran parte della futura potatura; d’altro canto, una potatura effettuata subito dopo la fioritura andrà a rimuovere la maggior parte dei frutti, che se sono commestibili, come nel caso del berberis, non potranno venire consumati.
Quindi, quando andiamo a potare un arbusto in giardino, prima di praticare tagli casuali in periodi prestabiliti dell’anno, informiamoci di come e quando fioriscono le nostre piante. Forsizia, albero di giuda, calicanthus, berberis fioriscono sui rami dell’anno precedente, è quindi necessario potarli soltanto dopo che hanno fiorito, pena la rimozione della maggior parte dei boccioli.
Rose e spiree, fioriscono sui rami nuovi, quindi una potatura a fine inverno promuove la produzione di nuove ramificazioni, e quindi una fioritura più abbondante.
I berberis hanno uno sviluppo abbastanza lento, quindi capita spesso di non potarli in alcun modo per alcuni anni; le potature andranno effettuate solo per accorciare i rami ribelli, che sono andati a svilupparsi assai al di fuori della chioma, possibilmente in autunno, dopo aver goduto di fiori e frutti.
Caratteristiche del berberis
Il berberis vulgaris, il più diffuso allo stato spontaneo in Italia, è un arbusto o piccolo albero spinoso che può raggiungere i 3 metri di altezza. È molto diffuso sulle Alpi, ad altitudini tra i 200 e i 1800 metri, su pendii poveri e assolati.
Le foglie sono semipersistenti e coriacee, di un bel verde brillante. Tra la primavera e l’estate produce dei grappoli di fiori gialli, melliferi, sui rami più vecchi. In autunno vi è la produzione di frutti oblunghi, di un bel rosso acceso e dal sapore acidulo, utilizzati per la preparazione di marmellate. In altre specie le bacche si declinano anche nel rosa o nel blu scuro.
Il nome berberis deriva dall’arabo e significa “lucente””brillante”, in riferimento alla lucidità delle sue foglie.
Esposizione e terreno
Le specie a fogliame persistente gradiscono un’esposizione almeno parzialmente ombreggiata: soprattutto quelle di color rosso scuro, infatti, corrono il rischio di scottature, in particolare nel Centro-Sud della nostra penisola. Sono anche leggermente più sensibili al freddo: può capitare, infatti, che i nuovi getti vengano danneggiati da gelate tardive. Non è però il caso di allarmarsi in quanto il danno verrà velocemente cancellato da una nuova ricrescita.
Le varietà semipersistenti sono in generale ancor più resistenti a queste variabili. Amano il sole: in una posizione luminosa e soleggiata fioriscono copiosamente e colorazione del loro fogliame risulta più vivace.
Il terreno non è quasi mai un problema. Tollerano bene substrati poveri, calcarei, subalcalini o subacidi. Solo alcune specie hanno esigenze particolari, come la darwinii e la thunbergii.
Messa a dimora
Le piante in vaso possono essere messe a dimora sia in autunno sia in primavera. La prima opzione è comunque preferibile visto che darà alla pianta il tempo di sviluppare l’apparato ipogeo prima dell’arrivo della bella stagione: si otterrà quindi una maggiore crescita vegetativa già dal primo anno.
L’ideale è scegliere esemplari piccoli che, generalmente, superano più velocemente lo stress da trapianto. La distanza tra un individuo e l’altro è solitamente di 40-100 cm, se vogliamo ottenere una siepe, e può variare significativamente da una specie all’altra.
Lavoriamo utilizzando guanti e indumenti spessi, per proteggerci dalle spine acuminate.
Creiamo delle buche profonde e larghe almeno il doppio del pane di terra e inseriamo sul fondo un poco di stallatico ben decomposto. Poniamo l’arbusto e riempiamo con il terriccio, compattando bene e irrigando abbondantemente.
Tagliamo poi tutti i rami lasciando solo circa ¼ della loro lunghezza iniziale. In questa maniera, in primavera, otterremo esemplari ramificati e densi.
Cura e manutenzione
La manutenzione di questi arbusti è davvero modesta. Volendo si possono però mettere in pratica alcuni accorgimenti che renderanno i nostri esemplari ancora più decorativi e vitali.
Le specie sempreverdi traggono beneficio da un’abbondante pacciamatura invernale del piede. Verso la metà di novembre possiamo distribuire una buona quantità di paglia, foglie ed erba secca che contribuiranno alla protezione delle radici.
Questa tecnica può risultare anche utile all’arrivo della primavera per mantenere più a lungo umido e fresco il suolo, soprattutto se viviamo in aree urbane o nel Centro-Sud.
Una volta all’anno, possibilmente in autunno, distribuiamo una buona dose di stallatico maturo che renderà il suolo più ricco e i minerali più disponibili. In primavera è anche possibile dare una minima quantità di fertilizzante di sintesi.
Le irrigazioni sono necessarie solo in caso di prolungata siccità, specialmente nelle regioni centro-meridionali. Si può intervenire ogni circa 15 giorni. Le specie più sensibili all’aridità del suolo sono quelle sempreverdi.
Potatura
La potatura non è assolutamente necessaria per i berberis cresciuti come esemplari isolati o all’interno di bordure.
Se proprio vogliamo effettuare un taglio è bene intervenire dopo la fioritura e con estrema leggerezza per non compromettere la decorativa fruttificazione.
Se vogliamo stimolare l’emissione di getti dal piede dobbiamo invece praticare una potatura severa, in inverno, consapevoli però che ciò comporterà la perdita della fioritura per almeno due anni.
Sulle siepi, per il mantenimento della forma desiderata, si può intervenire in qualsiasi momento.
Propagazione
Nuove piantine si possono ottenere tramite seme, margotta o talea.
La prima via è quella più lunga, visto che la germinazione richiede la vernalizzazione e le piantine crescono piuttosto lentamente.
Più veloce è invece la talea: si esegue in agosto, prelevando dei rami semilegnosi (per le specie sempreverdi). Quelle caduche invece si moltiplicano più facilmente alla fine della primavera, usando segmenti apicali, ancora totalmente erbacei.
In entrambi i casi andranno inseriti in un substrato molto drenante, umidificati spesso e tenuti all’ombra fino a quando le radici non saranno evidenti. Dopo si potranno trasferire in vaso e l’anno successivo a dimora definitiva.
Parassiti e malattie
Sono arbusti molto resistenti e raramente si ammalano. Possono tuttavia capitare infestazioni di afidi oppure attacchi di ruggine. Questa si previene evitando di lasciare troppo umido il piede.
Raccolta delle bacche e utilizzi medicinali
Le bacche possono essere raccolte all’inizio dell’inverno. Possono essere impiegate per la preparazione di marmellate o gelatine o, messe sott’aceto, sono un ottimo accompagnamento per il pesce.
Gli estratti di berberis pare che siano efficaci nel controllo del colesterolo.
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